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Bilancio di sostenibilità: volontario o obbligatorio?

Per molto tempo il bilancio di sostenibilità è redatto dalle aziende e organizzazioni solo su base volontaria, contrariamente al bilancio di esercizio che, diversamente, è obbligatorio per legge, almeno per le imprese private.

Ad oggi non è più così. In particolare nel 2014, a seguito della Direttiva Europea numero 95 (2014/95/UE) accolta a fine 2016 da parte del Consiglio Europeo, è stato sancito l’obbligo di redazione per tutte le “imprese di grandi dimensioni”. Citando la direttiva: “Imprese che costituiscono enti di interesse pubblico che siano imprese madri di un gruppo di grandi dimensioni, in ciascun caso aventi in media più di 500 lavoratori, nel caso di un gruppo, da calcolarsi su base consolidata”.

Di conseguenza, tutte le imprese con queste caratteristiche sono tenute a fornire un’analisi del proprio modello aziendale, delle politiche, dei risultati, dei principali rischi e indicatori chiave di prestazione, includendo:

  • le informazioni in materia ambientale;
  • gli aspetti sociali e attinenti ai dipendenti;
  • il rispetto dei diritti umani;
  • la lotta alla corruzione attiva e passiva.

Gli aspetti elencanti rientrano pienamente nel tema della sostenibilità, poiché di interesse collettivo e di prospettiva per qualsiasi organizzazione.
Il nostro pensiero è che non occorre essere necessariamente ‘grandi’ per pensare al tema della sostenibilità: crediamo infatti che un futuro sostenibile possa essere disegnato se il pensiero parte da ogni singola persona, dall’individuo stesso.

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